La Settimana Mediterranea - 5/2025
Una selezione delle letture più interessanti e utili della settimana su questioni mediterranee, locali e globali. Con sorpresa finale...
Da questa settimana, oltre alla solita selezione di letture, c’è una nuova sezione… ma per scoprirla dovete arrivare alla fine.
Medio Oriente – A Middle East in Flux: Four Transatlantic Risks, Kristina Kausch, George Noll, Kadri Tastan & Özgür Ünlühisarcıklı, German Marshall Fund of the United States
Medio Oriente – Trump proposes relocating Gazan Palestinians to Egypt and Jordan, Le Monde
Medio Oriente - Arab Nations Reject Trump’s Idea to Relocate Palestinians From Gaza to Egypt and Jordan, Samy Magdy, Time
Medio Oriente – Can a ‘New’ Middle East Survive the ‘Old’? Kabir Taneja, Foreign Policy
Medio Oriente – Making Deals, Building Corridors: Trump’s Middle East Moment, Gabriel Mitchell, War on the Rocks
Medio Oriente – Water Wars in the Middle East: Reality or Fiction?, Reza Sohrabi, E-IR.Info
Islam – Quranists, Islam’s Outcasts, Fanack
Nord Africa – Analyse Rétrospective des Élections Maghrébines de 2024, Abdessalam Saad Jaldi, Aldo Liga & Hatem Nafti, Policy Paper, Policy Center for the New South
Algeria/Francia – The roots of recent Algeria-France tensions are deeper than it may seem, Karim Mezran & Nicola Pedde, MENASource – Atlantic Council
Algeria – Pourquoi cacher le risque Trump pour l’Algérie? Ihsane El Kadi, Maghreb Émergent
Morocco – Morocco looks forward to Donald Trump's return to the White House, Khadija Taouil, Atalayar
Siria – Syria’s Post-Authoritarian Trap, Fawaz A. Gerges, Foreign Affairs
Siria – Rebuilding Syria's economy will be challenging but comes with reward, AbdelKhader Hasria, al-Majalla
Siria – The New Syria and the Regional Balance of Power, Amjed Rasheed, IAI Commentary
Siria – Al Shara meets Saudi Crown Prince Mohammed bin Salman on first trip abroad as Syria's leader, Khaled Yacoub Oweis, The National News {Abu Dhabi}
Palestina – L’Irlande du Nord et la Palestine, unies par la colonisation, Olivier Donnars, Orient XXI
Israele/Palestina – Starmer looks to Northern Ireland model for Israel-Palestine peace plan, The Jerusalem Post
Israele/Arabia Saudita – The Elusive Saudi-Israeli Normalization Deal: Why an Agreement is Likely to Fall Short of Expectations, Robert Mogielnicki
Israele – Israel, Trump, and the Gaza Deal, Amos Harel, Foreign Affairs
Libya – Libya’s de facto partition demands a solution designed for it—not for outside contenders, Hani Shennib, MENASource – Atlantic Council
La Canzone della Settimana
Chi ha lavorato con me conosce il mio interesse (che alcune volte si trasforma in simpatica ossessione) per le espressioni artistiche locali, in primis dei paesi in cui ho vissuto (ma più in generale di tutta la regione del Medio Oriente e del Nord Africa).
Negli anni in cui ho vissuto in Tunisia ho frequentato molto l’ambiente musicale tunisino. Ad esempio, iniziai a frequentare la Dar al-Fann (دار الفن - la Casa dell’Arte) di Hassan Doss situata alla rotonda dei Giardini di L’Aouina, e l’evoluzione musicale di questo artista secondo me dice molto dell’evoluzione stessa del paese (ma teniamoci questa discussione per un’altra occasione). Certo, qualcuna delle espressioni locali della Trap mi faceva metaforicamente (o forse non solo) sanguinare le orecchie, ma la musica in Tunisia - come in altri paesi della regione - ha avuto un ruolo importante non solo nel raccontare certi fenomeni, ma anche nel definirli.
Due esempi su tutti: la canzone che Emel Mathlouti cantava durante la Rivoluzione dei Gelsomini e che divenne di fatto “la canzone” della Rivoluzione, oppure la canzone che ha rivelato Kafon al grande pubblico tunisino, “Houmani”, canzone che parlava dei “ragazzi di quartiere” (da حومة) senza prospettive, quelli che in Algeria negli anni ‘90 sarebbero stati definiti “hittisti” (o, con determinate differenze di contesto, quelli che in Italia abbiamo conosciuto come “i ragazzi di vita”, i ragazzi di borgata, di Pierpaolo Pasolini nella Roma del secondo dopoguerra).
Ho fatto lo stesso in Turchia, sebbene in maniera meno sistematica avendoci vissuto complessivamente di meno. Ma, probabilmente, il mio interesse e il mio legame con la Turchia non sarebbe stato lo stesso se il primo giorno passato sulla terraza dell’ostello di Sultanahmet nel 2008 non avessi ascoltato questo capolavoro di Teoman o non avessi scoperto poco dopo una perla come Olmalı mı Olmamalı mı (che, non so perchè, ho sempre associato al Nick Drake di Bryter Layter; se qualcuno ha qualche risposta su quest’associazione mi aiuti). Canzone che inoltre, chi insegna lingua turca, in genere te la fa usare per studiare il verbo essere.
Da ogni modo, to cut a long story short: in genere rompo le scatole ad amiche, amici e contatti con video e canzoni proveniente da ogni angolo del Medio Oriente e del Nord Africa. Inizierò a fare lo stesso con voi lettrici e lettori di Mediterraneo Globale, con una canzone a settimana, accompagnata ad annesso video YouTube.
Per questa settimana, abbiamo la canzone più ascoltata del momento nel mondo arabo, da due settimana al top della selezione di Arab Sounds: Doctor di Al Shami. Al Shami è in assoluto il fenomeno pop del mondo arabo degli ultimi mesi: Siriano (il nome dice tutto, “il Levantino”) ma rifugiato in Turchia con la famiglia a causa della guerra. La sua biografia racconta che lavava piatti in un ristorante di giorno per aiutare a sostenere la sua famiglia e scriveva canzoni di notte per inseguire il suo sogno di diventare un musicista.
Il primo suo successo, “Ya Leil W Yal Ein”, è arrivato al primo posto in numerosi paesi, non solo regionali (Israele, Libano, Siria, Turchia) ma anche europei, tra cui Germania, Danimarca, Paesi Bassi, e altri, con quasi 240 milioni di visualizzazioni (attualmente) su Youtube. Nota socio-politica: la generazione di siriani cresciuti in Turchia è destinata ad avere un peso enorme delle dinamiche politiche e culturali del Medio Oriente nei prossimi anni. Per intenderci: Al Shami sta alla musica come il ministro degli esteri siriano, Asaad al-Shibani, sta alla politica.
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